Viaggiare con lentezza – tra esperienze autentiche e il futuro del turismo slow
1. Dott. Tarallo, lei ha visitato e raccontato il mondo attraverso i suoi reportage. Come è cambiato nel tempo il suo modo di viaggiare e quanto il concetto di viaggio slow ha influenzato la sua visione?
Tutto è cambiato nella forma e nei modi di viaggiare. Il turismo di massa ha stravolto le regole del viaggiare. Ora masse incontenibili di persone viaggiano, per cui i luoghi più noti e spinti da un marketing scellerato sono pieni zeppi di persone che non guardano, fotografano con i loro cellulari. Forse il turismo lento apparteneva al passato non certo all’oggi dove tutto è consumato in un click e in un like.
2. Qual è stata l’esperienza di viaggio che, più di tutte, l’ha fatta riflettere sull’importanza di rallentare e vivere i luoghi con tempi e modalità più sostenibili?
Fin dai miei primi viaggi negli anni sessanta e Settanta, in Afganistan, Sudan, Yemen, in Indonesia e in Messico ho capito che se volevo realmente conoscere i paesi e i popoli dovevo cercare di viverne la cultura e condividerne la realtà. E così ho fatto per il resto dei miei anni e della mia attività professionale che mi ha permesso di viaggiare a lungo senza bulimia e ansia di vedere tutto, proprio tutto. Anche nell’ultimo mio viaggio che mi ha portato in Giappone per due mesi: mi sono limitato a conoscere le grand città e alcuni piccole realtà. Fuori dai percorsi più battuti del turismo “da non perdere” imposti dai video sguaiati, ripetitivi, banali e tutti uguali degli influencer di YouTube e di TikTok, che propongono spesso su commissione (quindi pagati) località, ristoranti ecc., ho visto folle di turisti provenienti da ogni parte del mondo assediare i templi di Kyoto violandone la spiritualità. Che orrore. L’Overtourism è distruttivo e pericoloso per l’ambiente, per le culture locali, per le persone che vivono nei posti presi d’assalto e masticati frettolosamente come un hamburger acido e indigesto.
3. Lei ha scritto numerosi libri e guide di viaggio. Quanto è difficile raccontare il turismo slow in un mondo che spesso cerca la velocità e la spettacolarizzazione?
Ho sempre cercato di evitare la valanga di informazioni che le altre guide danno e che disorientano il viaggiatore. Mai dire tutto ma solo quello che è importante conoscere e privilegiare le informazioni pratiche che si è realmente sperimentate.
Niente “marchette”. Niente copiature da altre guide o da Internet. Niente autocensura rispetto alla realtà dei singoli paesi. Niente pregiudizi e preconcetti. Osservazione oggettiva e sgombra da condizionamenti ideologici e di marketing.
4. Qual è il ruolo della narrazione giornalistica nell’educare i viaggiatori verso scelte più consapevoli e sostenibili, in linea con la filosofia di Slow Tourism?
E’ importante il raccontare, come ho detto, prima i luoghi che si è visitato. Cosa che non sempre avviene perchè i condizionamenti della pubblicità dei media per cui si lavora sono pesanti. Per cui spesso si è sottoposti a censura e ci si autocensura. La libertà di espressione è purtroppo fortemente condizionata da questa realtà.
5. Dal suo punto di vista, quali caratteristiche dovrebbe avere oggi una destinazione per essere considerata un esempio virtuoso di turismo lento e sostenibile?
Accudire prima di tutto l’ambiente, rispettarlo, evitare dannosi inquinamenti, contenere l’uso del suolo, bloccare gli ecomostri, evitare l’avanzata del cemento. Valorizzare le eccellenze locali in fatto di bellezze naturali, cultura, tradizioni. Anche per quanto riguarda l’enogastronomia. Curare la comunicazione che deve essere chiara e oggettiva. Non tutti i luoghi sono “da sogno e imperdibili”.
6. Con una carriera così ricca di racconti di viaggio e incontri con culture diverse, qual è stata l’esperienza che più ha segnato il suo modo di intendere il turismo lento?
Soprattutto le parole di Claude Lévi-Strauss, Madre Teresa, Rigoberta Menchù e del Dalai Lama che ho intervistato mi hanno rafforzato nella mia idea di turismo lento e non di rapina. Ma anche la vita esemplare di alcune comunità andine dove la natura è rispettata.
7. Il turismo slow invita a scoprire i territori attraverso il contatto con le comunità locali. Quanto è importante, secondo lei, l’incontro con le persone per comprendere davvero un luogo?
Come ho già detto è fondamentale entrare in contatto quando si viaggia con le comunità locali. Osservarle, parlare con chi ne fa parte. Senza pregiudizi. Evitare quindi i viaggi brevi e all inclusive che non lo consentono.
8. Cosa significa per lei “viaggiare bene” oggi? Quali valori dovrebbero essere al centro dell’esperienza di viaggio?
Occorre preparare bene il proprio viaggio. Prima dipartire leggere libri, romanzi, guide. Vedere film. Navigare in rete. Sapersi documentare e poter sceglie con attenzione dove andare e cosa vedere. Non farsi condizionare da riviste patinate e da influencer prezzolati: Dietro i loro consigli “su cosa da non perdere” c’è l’odore dei soldi. Sempre.
Mai essere ingordi. Si ha poco tempo? E allora bisogna contenere il programma di viaggio. Meglio vedere poco e bene piuttosto che tanto e male. Magari scegliere fra mete meno note e meno battute dal turismo di massa. Scegliere di dormire non in grandi strutture, ma in case private e luoghi storici e di charme…..
9. Quali errori commettono più spesso i viaggiatori che si avvicinano per la prima volta al turismo lento? E quali consigli darebbe per vivere al meglio questo approccio?
Anche in questo caso approfondire la propria ricerca. Scegliendo luoghi e strutture dove il turismo lento è di casa. Che ne dite di soggiornare in un monastero fra arte e religiosità o percorrere uno dei molti cammini storici esistenti in ogni arte del mondo?
10. L’Associazione Slow Tourism ha sviluppato un sistema di certificazione articolato, rivolto a una pluralità di soggetti: amministrazioni comunali, imprese turistiche, guide professionali e persino viaggiatori. Questo modello, unico nel suo genere, mira a costruire una rete strutturata di attori impegnati nella promozione di un turismo autentico e sostenibile. Qual è, a suo avviso, il valore strategico di un processo di certificazione così inclusivo per la diffusione di buone pratiche e per il consolidamento di standard condivisi? In che modo questa certificazione può contribuire a rafforzare la credibilità e la competitività dei territori e degli operatori certificati?
Estremamente utile. Certificazione da diffondere e far conoscere con ogni mezzo. Il vostro impegno è importante e condivisibile.
11. Lei ha raccontato molte culture e tradizioni locali. Qual è il valore aggiunto che il turismo slow può dare alla tutela e alla valorizzazione di queste identità?
Con la scusa che il turismo è il volano principe dell’economie locali si commettono scempie ambientali e se ne rapinano le popolazioni. A loro restano le briciole dei profitti e si relegano a svolgere i lavori più umili escludendole dal processo produttivo e decisionale. E in alcuni casi a fare le comparse per spettacoli cloni squallidi delle loro tradizioni. Un turismo lento e consapevole potrebbe evitare tutto questo.
12. Ha riscontrato difficoltà nel conciliare le esigenze editoriali, spesso orientate verso contenuti rapidi e di forte impatto, con il racconto approfondito e riflessivo tipico del turismo lento?
Certo, come ho indicato sopra. Alcuni giornali hanno spesso chiesto articoli mirati e specifici che non erano altro che forme velate di pubblicità. Leggi marchette. Sono stato anche censurato perché di Santo Domingo ho scritto che era una sorta di bordello del turismo sessuale che da anni ha connotazioni squallide che coinvolgono anche i minori di ambo i sessi.
13. Su quali progetti o iniziative legati al turismo sostenibile sta attualmente lavorando? Ci può anticipare alcune delle sue prossime attività o ricerche che potrebbero interessare il pubblico e gli operatori del settore?
L’associazione Neos di cui faccio parte da anni ha messo al centro della sua attività turistica e editoriale le tematiche del turismo lento. Invito a seguirla sul suo sito e sulle sue pagine social. Personalmente anche nelle mie ultime due guide Indonesia e Filippine e nel mio ultimo libro “Viaggio nei costumi sessuali di 86 Paesi tra diritti e divieti, trasgressioni e curiosità” (Erga Edizioni) ho evidenziato le tematiche del turismo lento. Fondamentali per arginare l’avanzata degli influencer prezzolati, dell’overtourism, del turismo bulimico mordi e fuggi. Una dura battaglia, una sorta di scontro di Davide contro Golia. Forse utopico. Sicuramente difficile. Ma che vale la pena fare. Se non si vuole che il mondo diventi preda di milioni di turisti ormai provenienti da ogni parte della terra che assediano il Ponte dei Sospiri, la Muraglia Cinese, i templi di Tokyo, il Colosseo, le Cinque Terre solo per farsi un selfie, comprare un souvenir seriale, mangiare un hamburger. Rapinati e nello stesso tempo rapinatori.